05 marzo 2021

Giacomo Trevisiol, 1951

Giacomo Trevisiol, testimone del gioco della borella
e cultore delle tradizioni popolari
Intervista telefonica, giovedì 7 gennaio 2021, File 21010701

Giacomo Trevisiol, nato nel dicembre 1951 da genitori emigrati a Tolosa nel secondo dopoguerra, abita a Cavrie di San Biagio di Callalta, TV.

Giardiniere in pensione, ha lavorato per anni (con una sua squadra di operai) alla manutenzione di strade e alberature della provincia di Treviso. Dal padre Benedetto (Népi), classe 1922, ha imparato l’arte del norcino, che tuttora esercita per gli amici, limitandosi però a ”far su el porsel”, mentre per l’uccisione del maiale ricorre a un pubblico macello. Appassionato di cultura popolare, conserva la memoria di un vasto repertorio di termini del dialetto trevigiano arcaico, modi di dire, filastrocche contadine e da osteria, canzoni ...


 

00:28 - Siccome sto mettendo in ordine un po’ tutto il materiale, mi è capitato di parlare con un’altra persona che diceva che e bae della borella non potevano essere fatte con le sóche, perché - secondo lui - se tagli un albero per far una baƚa con una sóca [ceppaia], resti senza alberi della siepe

Uno mi ha fatto questa obiezione: «Ma come, per far tutte quelle bocce là, quanti alberi bisognava tagliare?». Un altro mi ha detto «Sì, io le facevo di ópio, mi tagliavo un tronco, lo mettevo all’ombra ad asciugare e dopo andavo da uno col tornio che mi faceva le bocce quando il tronco si era ben asciugato, dopo un anno, un anno e mezzo» … e che una boccia gli costava anche 15.000 lire: costava parecchio fare e bae con questo procedimento.

Nessuno oltre a lei mi ha parlato di bae fatte con la sóca, anche se il papà di Andrea mio nipote, che è falegname, diceva che sì è vero, la sóca è più igaíssa perché è tutta intorcoƚàda, ma non era necessario usare solo la sóca, era sufficiente anche il punto in cui l’albero veniva capitozzato, che anche lì…

Insomma ho questo dubbio: «è convinto che e bae venivano fatte con la sóca?».

02:25  Adesso le spiego: «Le migliori bocce erano fatte con la sóca [...]. Poi è ovvio che le facevano anche con il legno del tronco. Quelle con la sóca erano solo le migliori».

- Il campione…

Il campione, quello che voleva una baƚa che non si spaccasse mai, quello che voleva la migliore baƚa, la faceva con la sóca. Io le ho detto che erano fatte con la sóca, perché parlavo delle migliori.

- Ah, questo è importante. Non è che tutte le bocce che ha l’osteria Alle Crosere, ad esempio, siano fatte con la sóca!

No, no: come le ha detto l’altro, altrimenti […]

Quando levavano le sóche, una volta, cercavano di salvarle per fare le bae […] perché erano le migliori, quelle che non si rompevano mai perché erano le più igaísse, tutte intorcoƚae.

03:47 Anche con la testa del tronco le facevano, però la migliore era sempre quelle con la sóca, perché  la sóca ha il legno più igaísso [termine che si può tradurre, all’incirca, con: fibroso, stopposo]. Invece la testa è sì tutta quanta ingropoƚàda [ricca di groppi, di nodi] però può “saltar via” [spezzarsi, sbrecciarsi] perché è dura […] .

La miglior baƚa era sempre quella di sóca : quando batteva per terra, rimbalzava meglio, era più morbida … questo volevo specificare; dopo è ovvio che le bocce le facevano anche col tronco.

05:02 - Questa è una precisazione importante […] .  

Quando dovevano farne tante, le facevano con tutto quanto…

- Quelle che erano in dotazione dell’osteria.

Eh, nelle osterie! [...] Quelle comprate dall’osteria …  veniva quel che veniva: è per quello che poi tante si rompevano a metà, si crepavano, si spaccavano.

[...] Il gran giocatore cercava di farsi una baƚa che rispondesse al meglio … e la migliore era quella di sóca.

- La maggior parte delle persone hanno detto che le bae erano di ópio [acero campestre].

Ópio o noghèra [noce].

- Lei dice che erano anche di noce o di stropèr

Anche di stropèr [salice da stròpe = vimini] le facevano: quelle più leggere erano di stropèr, perché l’ópio sarebbe pesantino.

- Ma anche il noce non è che scherzi come pesantezza.

Ma è meno pesante dell’ópio, dicono… Però non è che io sia falegname e che conosca tutti i legni. So che una volta adoperavano quei legni là, anche perché adoperavano i legni dei nostri campi… Dopo, diciamo, se erano su in montagna può darsi che le facessero anche di quercia, di altri legni.

- No, in montagna non lo giocavano mica questo gioco. Era giocato fino ad Oderzo, arrivava fino a Portegrandi, Cavallino e dopo giù a Peseggia, Piombino Dese: era giocato nelle tre province di Treviso, Padova e Venezia. [...] 

08:07 C’erano di quelli che le facevano anche di platano, e anche di altri legni.

- Sì, anche Lino Rossi dell’Agriturismo Al Sile di Santa Cristina diceva: “Eh, le facevamo anche di platano…”.

Le facevano con un po’ di tutto, con quello che capitava, [...] e le mettevano via all’ombra … , le facevano anche a bollire dentro la calièra e poi le mettevano in caneva sulla terra sotto le botti: quello era il posto migliore per stagionarle.

09:58 - Lei ricorda questo fatto, lo ha visto o ne ha sentito dire?

Ho proprio visto che le mettevano così. [...]

- Ci voleva il tornio per fare bae e sóni oppure le lavoravano a mano i contadini a fiò, alla sera?  

C’erano i falegnami che avevano i torni da legno.

10:45 - Uno di questi falegnami che facevano bae de borèa o sóni … non è che le venga in mente qualcuno?

Eh, devo provar a vedere un amico, se si ricorda e penso che si ricordi. Facevano botti, loro… proprio là, vicino all’osteria Alle Crosere, abitava là uno che le faceva. Lo chiamavano Piero Susin, faceva botti, faceva tini, faceva di tutto…

- Non è che possa mettersi in contatto e farsi dare il numero di Piero Susin?

Piero Susin è morto, c’è suo figlio.

- Di cognome cos’era, di preciso?

De Biasi, Pietro De Biasi, e suo figlio ha nome Giorgio De Biasi. 

- Se per caso potesse mettersi in contatto ...

12:18 [La conversazione continua su altri argomenti, in particolare sulla sua attività di norcino che lo vede impegnato proprio mentre gli sto telefonando… e si conclude con un accenno al suo repertorio di termini e filastrocche nel vecchio dialetto di Treviso ...].

22:18 «Dobbiamo fare una bella ciacoƚàda, anche perché ho altre robe da dirle… ho delle cose che prima che mi scappino tutte... parole in dialetto trevisan, o delle frasi, ne ho non so quante!».

A titolo di esempio Trevisiol mi accenna a dei brani di carattere etnografico, che ho caricato a parte su YouTube:

Brano 1

Brano 2

  

Precedente intervista, 15 giugno 2016, I legni per bae e sóni… 


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